Ruggeri, il recente acquisto dell’Atletico, proviene da una tradizione italiana che ha avuto risultati variabili nel corso del tempo

Tradizionalmente, l’Italia non è stata una nazione da cui il Atlético de Madrid ha prelevato molti giocatori. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che i calciatori italiani hanno iniziato a lasciare il loro paese con una certa frequenza solo dopo l’entrata in vigore della Legge Bosman.

Il fatto che l’Italia abbia sempre posseduto uno dei campionati più prestigiosi al mondo ha diminuito l’urgenza per le sue stelle di cercare opportunità all’estero. Matteo Ruggeri diventa così il nono calciatore italiano a indossare la maglia dei colchoneros.

Il club madrileno ha reso noto, lo scorso 1 giugno, di aver ingaggiato il giovane talento italiano. “L’Atlético de Madrid e l’Atalanta hanno accordato il trasferimento di Matteo Ruggeri, un promising terzino sinistro italiano di 22 anni che si unirà a noi fino al 30 giugno 2030”, ha comunicato il club madrileno, sottolineando il “buon cross” di Ruggeri, evidenziando i suoi “ottimi margini di crescita” e il “grande potenziale” per il futuro. L’operazione si è conclusa per un ammontare di 20 milioni di euro, di cui 17 fissi e 3 legati a obiettivi, per questo giocatore che ha rappresentato l’Italia in tutte le categorie giovanili. Ruggeri, alto 1,87 metri e con 30 presenze in nazionale giovanile (è stato convocato anche per la squadra maggiore, senza mai debuttare) ha ottenuto lo scorso anno un terzo posto in Serie A con l’Atalanta, totalizzando 109 presenze ufficiali. Nonostante la sua giovane età, si tratta di un calciatore già con una notevole esperienza a livello elevato, ma adesso si dovrà confrontare con la sfida di affermarsi lontano dalla Serie A, un compito non semplice vista la variegata esperienza dei suoi connazionali con la maglia dell’Atlético.

Il passaggio dei calciatori italiani nel club dell’Atlético di Madrid è stato generalmente breve, sebbene ci siano stati alcuni momenti positivi, accompagnati da molteplici delusioni. La storia italiana del club iniziò con l’arrivo di allenatori come Arrigo Sacchi e Claudio Ranieri, che facilitarono l’ingresso di giocatori italiani. Christian Vieri, una delle stelle del calcio internazionale, fu il primo a mettere piede nel club nel 1997, proveniente dalla Juventus, e rappresentò una vera novità nel panorama calcistico spagnolo. L’Atlético investì ben 17,5 milioni di euro, una cifra considerevole per un atleta non ancora affermato. In Spagna, Vieri esplose, chiudendo la stagione con un impressionante bottino di 29 gol in 32 partite. È senza dubbio l’italiano di maggior successo nella storia del club, essendo riuscito a conquistare sia il Trofeo Pichichi che la Bota de Oro. La sua potenza e abilità nel trovare la rete lo resero un attaccante di riferimento per la squadra. Tuttavia, la sua uscita dal club non fu ben vista dai tifosi, nonostante il suo impatto iniziale da bomber. Successivamente, in squadra arrivarono calciatori come Giorgio Venturin, Michele Serena e Stefano Torrisi, tutti con esperienze fugaci nell’Atlético, influenzati in parte dalla scarsa performance della squadra in quel periodo difficile, culminato con la retrocessione in Segunda. Michele Serena, in particolare, disputò quasi trenta partite come terzino destro, mantenendo un posto fisso nella formazione titolare durante la sua unica stagione. Al contrario, Stefano Torrisi, giunto insieme a Vieri nel 1997, collezionò solamente 17 presenze, lasciando comunque il segno con alcuni gol degni di nota contro Alavés e CSKA, sebbene la sua presenza in campo fosse piuttosto anonima.

Nonostante tutto, il suo tempo in campo è stato superiore a quello dell’altro giocatore, Giorgio Venturín, che trascorse la sua esperienza all’Atlético senza lasciare un segno. La sua presenza nel club è stata piuttosto sporadica. Dopo la retrocessione, però, la squadra madrilena trovò un italiano che si fece ricordare con affetto allo stadio Vicente Calderón: Demetrio Albertini, soprannominato ‘Il Metronomo’, arrivò dall’AC Milan quando l’Atlético fece ritorno in Primera división. Sebbene fosse già un veterano, si rivelò uno dei migliori elementi di quella stagione. Contribuì con esperienza, leadership e qualità nel centrocampo. Anche se non era più l’atleta dominante di un tempo, la sua intelligenza tattica e visione di gioco furono preziose per il gruppo. Giocò in 32 partite, realizzando tre reti, una delle quali, molto celebrata, avvenne nei minuti di recupero del primo derby dopo il ritorno in Primera, al Bernabéu, su una fantastica punizione che portò il pareggio per la squadra di Aragonés.

Il successivo arrivo, nella stagione 07/08, fu quello di Christian Abbiati, in prestito dall’AC Milan. Disputò 30 incontri e non si comportò male, alternandosi tra i pali con Leo Franco. Un’altra prestazione positiva per lui. Fu necessario attendere oltre cinque anni perché il club colchonero investisse nuovamente su un calciatore di nazionalità italiana, che si rivelò essere Alessio Cerci, giunto nella stagione 14/15 dal Torino, per un costo di 16 milioni di euro. Purtroppo, si rivelò una delle più grandi delusioni dell’era Simeone. Inizialmente, non desiderava nemmeno trasferirsi all’Atlético e, costretto dalle circostanze, non si integrò né con il club né con la città. Il suo rendimento fu lontano anni luce rispetto a quello mostrato a Torino: solo dieci presenze, una rete segnata, numerose infortuni e prestiti. Un vero fallimento.

In questa sezione dedicata ai calciatori italiani, merita una menzione Thiago Motta. Pur avendo rappresentato l’Italia a livello internazionale, è originario del Brasile. Ha fatto parte dell’Atlético Madrid nella stagione 2007-2008, ma sfortunatamente le incertezze fisiche hanno influito sulla sua performance. È un vero peccato, poiché in seguito, durante il suo periodo al PSG, ha mostrato un livello di gioco straordinario che sarebbe stato estremamente utile per la squadra madrilena.

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