Jon Pacheco è stato sempre visto come uno dei talenti più promettenti provenienti dalla cantera di Zubieta. Le aspettative nei suoi confronti erano decisamente elevate, tanto che ha esordito con la squadra principale a soli 19 anni, in una partita impegnativa contro il Getafe.
È stato convocato in diverse selezioni giovanili e ha recentemente conquistato la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici dell’estate scorsa. Tuttavia, il suo percorso con la Real non ha soddisfatto le attese, né per quanto riguarda le prestazioni né per la costanza e la fiducia ricevute, ad un livello tale da considerare questa stagione la peggiore da quando è stato promosso in prima squadra.
Riguardo alla ‘collaborazione’ tra Aguerd e Pacheco, come ha dichiarato Aperribay, si può affermare senza timore che non abbia raggiunto i risultati sperati. Invece di supportarlo, ha limitato il suo spazio. In questa stagione, caratterizzata dal maggior numero di partite, Pacheco ha accumulato meno presenze rispetto agli ultimi due campionati. Con 22 apparizioni, si trova al ventesimo posto nella gerarchia della rosa, una posizione inferiore rispetto alla stagione 21-22, quando aveva fatto il balzo in avanti. Inoltre, è diciottesimo per minuti giocati, con meno di 1.500, ben lontano dai numeri di Aritz, Zubeldia e Aguerd, e quasi superato da Jon Martín, che ha avuto un ruolo più decisivo nella fase finale della stagione. Un chiaro passo indietro, considerando che l’anno scorso aveva svolto il ruolo di terzo difensore insieme a Zubeldia e Le Normand, affrontando anche la sfida della Champions. Anche se era partito titolare dopo aver vinto le Olimpiadi, è stato rapidamente messo in panchina da Imanol con l’arrivo dell’ultimo minuto di Aguerd. Alcuni infortuni, come quello all’area pubica nel 2025, l’hanno ostacolato, e successivamente il tecnico ha fatto maggior affidamento su Aritz nei momenti di necessità.
Tra nove giorni si celebrano cinque anni dall’esordio del difensore navarrese con la sua squadra, e si può affermare che il suo progresso non è stato né lineare né costante, anzi, ci troviamo ora in una fase di incertezze e stagnazione evidente. Durante le sue apparizioni in campo, ha spesso sollevato perplessità, sebbene sia un elemento cruciale in possesso di palla e una buona opzione sui suoi colpi di testa. Gli errori e la tendenza a commettere falli gli costano caro, ma di fatto non ha avuto seguire un percorso di continuità né una chiara fiducia da parte della dirigenza.
Malgrado ciò, il 27 dicembre scorso, il club ha deciso di rinnovargli il contratto fino al 2030, il che sembrava indicare una chiara intenzione di voler puntare su di lui. Si sa che la Real non era molto entusiasta del modo in cui Imanol gestiva alcuni giovani talenti. Attualmente è a soli quattro incontri dal centesimo match con la Real e ha tutte le qualità per disputarne molti altri, ma deve migliorare il suo gioco e correggere i suoi errori.
Si cerca un difensore centrale. Con l’assenza del giocatore marocchino e la forte affermazione di Jon Martín, senza competizioni europee, potrebbe sembrare che quest’estate non ci sarà l’intenzione di acquistare un altro centrale. Tuttavia, ci sono forti indicazioni che la difesa sarà rinforzata. I primi nomi a emergere sono stati Alderete e Igor Julio, entrambi difensori di sinistra e con un po’ più di esperienza, il che implicherebbe un ritorno a un tipo di difesa più solida per supportare Pacheco e non farne la prima scelta. Senza competizioni europee, però, le opportunità di giocare da titolare diminuiranno notevolmente. Non sarebbe sorprendente una cessione per permettergli di collezionare 35 presenze complete in Liga, il che contribuirebbe a restringere il numero di centrali a quattro, una cifra più adatta in una stagione con una sola competizione. In rotazione, Aguerd, Aritz, e infine Jon Martín, hanno preso il posto che lo ha privato, molto probabilmente anche per motivi di prestazioni, del titolo di grande promessa tra i difensori.
La situazione con Sergio potrebbe variare se viene sostenuto, ma il segnale di cercare un difensore centrale non è molto incoraggiante. A soli 24 anni, e nonostante i cambiamenti recenti, la squadra deve prendere una decisione chiara su di lui. O lo si promuove e lo si fa giocare, oppure lo si esclude. Non si tratta di un’ultima chance per emergere, ma ci si avvicina, e gran parte della sua sorte dipenderà dalla scelta che verrà fatta.