Nei recenti allenamenti dell’Atlético de Madrid, dopo le partite ufficiali, è diventato piuttosto comune osservare i giocatori del club eseguire una pratica singolare. Durante le sessioni che seguono immediatamente le gare, si può notare la presenza di coloro che hanno giocato per più di 45 minuti, che si concedono una breve passeggiata sul prato del Cerro del Espino.
Sorprendentemente, molti di loro scelgono di camminare a piedi nudi. Quando le condizioni meteorologiche e il terreno lo consentono, i calciatori dell’Atlético sfruttano questa opportunità per riconnettersi con la superficie su cui si allenano. Sebbene possa sembrare un comportamento eccentric, sempre più squadre adottano questa prassi nota come ‘Earthing’ o ‘Grounding’.
Un sostenitore di questo metodo di recupero è Luis Enrique, ex commissario tecnico della nazionale spagnola e attuale allenatore del PSG. Gli esperti sostengono che esistono ragioni fisiologiche e psicologiche a supporto di questa abitudine, integrata nella strategia di recupero degli atleti.
Secondo queste teorie, il contatto diretto della pelle con il terreno (in questo caso, l’erba naturale) permette una trasmissione di elettroni dal suolo al corpo. Si ritiene che tale interazione abbia effetti anti-infiammatori, fondamentali dopo il carico fisico intenso delle competizioni. Inoltre, aiuta a regolare il cortisolo, contribuendo a gestire lo stress e a promuovere uno stato mentale più sereno, favorendo una ripresa più efficace. GLI SCARPE E L’ASPETTO MENTALE Si sottolinea anche che, nonostante l’avanzamento tecnologico delle scarpe da calcio, che diventano sempre più leggere, rimangono in qualche modo un tipo di calzature dannose per il piede.
Camminare a piedi nudi sull’erba offre diversi vantaggi fisici e psicologici. Questo gesto aiuta a distendere il corpo, mentre il concetto di “riattivazione propriocettiva” sottolinea come le scarpe possano inibire i recettori sensoriali del piede. Pertanto, camminare scalzi stimola la percezione della posizione corporea e rinforza i muscoli del piede e della caviglia responsabili della stabilità. Inoltre, dopo la tensione di una competizione, queste passeggiate contribuiscono a favorire il rilassamento e la ripresa, preparando l’atleta a riprendere la sua mentalità competitiva.

