Marcao si trova in una situazione difficile dopo le sue parole offensive al Santiago Bernabéu: il difficile appello del Sevilla

Il Sevilla ha reso noto ieri che intende fare appello al Comitato di Appello contro la sanzione di sei partite inflitta a Marcao dal Comitato Disciplinare, in seguito alla sua espulsione avvenuta sette giorni fa allo Stadio Santiago Bernabéu. Secondo quanto riportato nel referto dall’arbitro Alejandro Muñiz Ruiz, il giocatore del Sevilla FC numero 23, Marcos Do Nascimento Teixeira, dopo essere stato espulso, avrebbe affrontato l’arbitro in modo intimidatorio, avvicinandosi a lui a breve distanza.

I compagni di squadra avrebbero dovuto intervenire per allontanarlo. Una volta separato, il calciatore si indirizzò all’arbitro con le parole: “Fillo da puta madre”, mentre si dirigeva verso il tunnel degli spogliatoi, dove colpì un pallone presente nelle vicinanze del quarto ufficiale.

Il Comitato di Appello può soltanto ridurre la sanzione, ma non cambiare l’articolo applicato. Come riportato ieri su MD, quattro delle sei partite di squalifica sono dovute all’insulto, una per condotta antisportiva e l’ultima per doppia ammonizione.

L’opzione del Sevilla di ridurre la sanzione è molto ridotta, se non inesistente, a causa della natura degli articoli applicati. Per quanto riguarda l’insulto, è stato applicato l’articolo 99 del Codice Disciplinare, il quale afferma: “Insultare, offendere o rivolgersi in termini o atteggiamenti ingiuriosi all’arbitro, agli assistenti, al quarto ufficiale, ai dirigenti o alle autorità sportive, salvo diversa e più grave infrazione, comporterà una sospensione da quattro a dodici partite.” Essendo stato applicato il grado minimo di sanzione, non è possibile ottenere alcuna riduzione. La strategia difensiva del Sevilla nel ricorso si basa sul fatto che il giocatore non ha effettivamente utilizzato l’espressione “Fillo da puta madre”, ma “Puta che pariu”, sostenendo inoltre che, con quest’ultima espressione, non si può considerare un insulto all’arbitro.

Si verifica una situazione analoga con il quinto caso legato a comportamenti inadeguati rispetto al corretto svolgimento sportivo, in particolare a causa di un fallo commesso calciando il pallone mentre si dirigeva verso gli spogliatoi. In questo frangente si fa riferimento all’articolo 129, il quale tratta delle condotte irregolari nel contesto sportivo e stabilisce che: “Possono essere soggetti a sospensione per un massimo di quattro partite o a una multa fino a 602 euro coloro la cui condotta contrasta con il buon ordine sportivo se valutata come lieve.” Anche in questa circostanza, il Comitato di Appello non ha la possibilità di ridurre la sanzione, dato che è stata già applicata la pena più leggera. Lo stesso quadro si presenta nel caso della doppia ammonizione che porta all’espulsione. Pertanto, eccetto eventi inaspettati, rimarrà solo la possibilità di rivolgersi al TAD per richiedere una misura cautelare, un’opzione che finora il terzo ente disciplinare del CSD non ha ancora messo in pratica in questa stagione.

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