La controversia tra il CIO e l’Arabia Saudita nei Giochi Olimpici degli Esports

La rottura tra il CIO e l'Arabia Saudita rappresenta un cambiamento epocale nel panorama degli Esports, influenzando dinamicamente il futuro degli eventi competitivi e delle collaborazioni internazionali nel settore.

Recentemente, il mondo dello sport ha assistito a un evento inaspettato: la cessazione della collaborazione tra il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e il Comitato Olimpico e Paralimpico dell’Arabia Saudita per i Giochi Olimpici degli Esports. Questa notizia ha avuto un impatto notevole, sebbene sia stata accolta con relativamente poco clamore.

Tuttavia, per chi ha seguito da vicino gli sviluppi, l’epilogo non è stato del tutto sorprendente.

L’annuncio è arrivato giusto in tempo per l’IF Forum 2025, un evento annuale che riunisce i leader delle federazioni sportive internazionali, i rappresentanti dei comitati olimpici e le figure chiave del settore sportivo.

Durante questo incontro, si respirava un clima di tensione palpabile, con discussioni che ruotavano attorno alla governance e alla sostenibilità, mentre nei corridoi si percepivano le crepe nel rapporto tra il CIO e l’Arabia Saudita.

Le origini dell’accordo e le problematiche emerse

Nel luglio 2025, il CIO aveva annunciato con entusiasmo un accordo di dodici anni con Riyadh per l’organizzazione della prima edizione dei Giochi Olimpici degli Esports. Questa iniziativa faceva parte del più ampio programma “Vision 2030” del principe Mohammed bin Salman, concepito per promuovere l’Arabia Saudita come un hub globale per lo sport e l’intrattenimento. Tuttavia, già allora, le basi giuridiche di questo accordo apparivano fragili e problematiche.

Le dinamiche degli Esports si fondano su un sistema di proprietà intellettuale privata, dove ogni gioco è governato da un publisher che stabilisce le regole, i diritti e i formati. Questo modello chiuso è in evidente contrasto con i principi olimpici di autonomia, neutralità e non discriminazione. La fusione di due sistemi giuridici così diversi era destinata a generare conflitti.

Contrasti tra modelli giuridici

Nella tradizione del diritto sportivo, le federazioni godono di una certa autonomia, tutelata da un ordinamento sovranazionale che assicura coerenza e rispetto dei valori olimpici. Al contrario, il panorama degli Esports manca di un’autorità globale che regoli il settore, rendendo impossibile l’applicazione di principi olimpici come uguaglianza e fair play. L’idea di inserire un fenomeno così eterogeneo all’interno della cornice olimpica necessitava di un approccio ben più sostanziale di un semplice accordo di ospitalità.

Il CIO, con l’accordo con l’Arabia Saudita, ha intrapreso un percorso senza precedenti, sperimentando un’integrazione tra un linguaggio olimpico e una realtà che non condividono la stessa cultura. I risultati, come il rinvio della prima edizione dei giochi, hanno evidenziato un equilibrio instabile, con discussioni accese riguardo ai titoli consentiti e alla governance del comitato organizzatore.

Il cambiamento di strategia del CIO

Durante l’IF Forum, le conversazioni suggerivano che il CIO stesse riconsiderando la sua strategia. La crescente preoccupazione riguardo alla reputazione dell’organizzazione, legata a un contesto come quello saudita, ha sollevato interrogativi etici, alimentando il dibattito sul cosiddetto sportswashing. La decisione di interrompere la collaborazione, ufficializzata il 30 ottobre, è stata quindi vista come una mossa necessaria.

Il comunicato del CIO ha parlato di un “nuovo approccio” per i Giochi Olimpici degli Esports, ma la realtà è che il progetto, così come concepito, era destinato a fallire. Senza un ordinamento sportivo riconosciuto, l’idea di creare una manifestazione olimpica in questo ambito si è rivelata impraticabile.

Le conseguenze per l’Arabia Saudita e per il CIO

Per l’Arabia Saudita, la perdita del marchio olimpico rappresenta un colpo significativo dal punto di vista della legittimazione istituzionale, anche se il Paese continuerà a ospitare eventi di grande richiamo come la Esports World Cup. Tuttavia, il programma Vision 2030 subisce un regresso, poiché l’immagine di un Paese all’avanguardia nella digitalizzazione dello sport viene compromessa.

Per il CIO, questa fase di transizione segna un’opportunità di ridefinizione. La necessità di costruire una Olimpiade digitale richiede una base giuridica più solida e un dialogo autentico con i rappresentanti del settore degli Esports. Solo così sarà possibile trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e valori universali.

Prospettive future

L’annuncio è arrivato giusto in tempo per l’IF Forum 2025, un evento annuale che riunisce i leader delle federazioni sportive internazionali, i rappresentanti dei comitati olimpici e le figure chiave del settore sportivo. Durante questo incontro, si respirava un clima di tensione palpabile, con discussioni che ruotavano attorno alla governance e alla sostenibilità, mentre nei corridoi si percepivano le crepe nel rapporto tra il CIO e l’Arabia Saudita.0

Scritto da Sofia Rossi

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