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In un mondo dove le auto sembrano correre più veloci delle promesse, la Formula 1 presenta il suo calendario per il 2026. Un evento che, a dirla tutta, sembra più una farsa ben orchestrata piuttosto che una celebrazione dello sport.
Ma d’altronde, chi non ama un po’ di teatro? Si parte con il Gran Premio d’Australia dal 6 all’8 marzo, ma chi se ne frega delle date quando il vero spettacolo è fuori pista?
Un colpo di scena dopo l’altro
Ecco, il Ramadan fa capolino e i Gran Premi del Bahrain e dell’Arabia Saudita si spostano ad aprile. L’idea di una competizione che deve piegarsi a questioni religiose è quasi poetica, non trova? E mentre ci si chiede se i piloti abbiano il diritto di prendersi una pausa spirituale, il calendario si infittisce con corse che si susseguono come un film d’azione. Ma la vera domanda è: chi ha davvero voglia di fermarsi a riflettere quando il rombo dei motori è così seducente?
Il balletto delle location
Il Gran Premio canadese, che segue Miami, promette di rendere il trasporto delle attrezzature un gioco da ragazzi. Chi lo avrebbe mai detto che la logistica potesse essere sexy? E mentre si creano percorsi più efficienti, l’Europa si prepara a un’estate infuocata di corse, a partire da Monaco. Ah, Monaco! Il posto dove i ricchi si sfidano a chi ha la macchina più costosa e il conto in banca più gonfio. E non dimentichiamo Madrid, che fa il suo debutto come tappa del calendario. Una mossa audace, ma che odore di soldi!
La nuova era di Formula 1
Stefano Domenicali, il re della giostra, non ha paura di affermare che il 2026 sarà un’era nuova. Nuove regole? Nuove macchine? E chi se ne frega! L’importante è che ci siano i soldi in ballo. E mentre i marchi come Audi e Ford si affacciano nel mondo della F1, ci si chiede: dove sono finiti i valori sportivi? O forse sono stati spazzati via dalla necessità di apparire cool?
Un’era di innovazione o un circo?
Il Presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, sembra entusiasta. Ma è facile essere entusiasti quando il tuo stipendio è legato all’industria dell’automobile. La debuttante Madrid e i marchi iconici promettono di portare freschezza, ma chi sta davvero scommettendo su un futuro sostenibile quando il petrolio scorre come un fiume in piena?
In un’epoca di crisi climatica, le parole di sostenibilità suonano più come un mantra che come un vero impegno. E mentre ci si prepara a 24 Gran Premi, si è certi che il pubblico sarà lì, a guardare e a tifare, mentre il mondo si scontra contro le sue contraddizioni. Non è tutto meravigliosamente ipocrita?