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Andy Murray costretto a rinunciare all’Australian Open

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Niente Australian Open per Andy Murray. Il tennista scozzese, per cinque volte in finale nello Slam sustraliano, non potrà partecipare al torneo di Melbourne dopo la positività al Covid riscontrata una settimana fa.

“Abbiamo dialogato costantemente con Tennis Australia per cercare di trovare una soluzione che consentisse una qualche forma di quarantena praticabile, ma non ci siamo riusciti – ha spiegato Murray -.

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Voglio ringraziare tutti per i loro sforzi. Sono devastato di non giocare in Australia. E’ un paese e un torneo che amo”.

Il suo coach Matt Little ha evidenziato le difficoltà di preparazione dei giocatori nel periodo forzato di quarantena: “Il fisico dei giocatori di tennis d’élite funziona al contrario rispetto a tutti noi” ha detto a Metro.com. “Noi abbiamo dolori ai muscoli e ci irrigidiamo quando iniziamo a fare un po’ di esercizio, mentre loro hanno rigidità e dolore ai muscoli quando smettono di fare esercizio. È un po’ come il caso di un’auto sportiva che non si usa. Inizia a ingolfarsi. Questo accade perché i loro corpi sono così finemente regolati e si sono allenati così tanto per questi eventi, che in realtà se smettono di muoversi e interrompono la routine, allora possono sorgere tanti problemi. Questo scenario per loro è un disastro”.

“Recupereranno la maggior parte dei meccanismi tattici e di gioco, ma ciò che è pericoloso è l’esposizione del corpo a un’attività così esplosiva dopo due settimane di stop. Se non lo provi per alcune settimane, il servizio è un colpo rischioso. Spero di sbagliarmi, ma mi aspetterei molte spalle doloranti. Anche se lo fanno da posizione inginocchiata, è importante provarlo ed esporre la spalla a quella velocità di movimento. La maggior parte dei giocatori scaglierà 30-40 servizi in un set, che significano circa 150 servizi in un match maschile che dura 5 set. Tutti movimenti ad alta velocità che fanno lavorare molto la spalla”.

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