Considerato da sempre uno sport prevalentemente femminile, che in Italia sfortunatamente non ha mai avuto un grosso seguito, quello della ginnastica ritmica è senz’altro uno dei più difficili tra i panorami sportivi, spesso alla ribalta più per le storie di terribili allenamenti raccontate da chi lo ha praticato fin da piccolo che per lo spettacolo fantastico che può regalare.
Specialità olimpica dalle Olimpiadi di Los Angeles del 1984, è nota in Europa come disciplina sportiva già dal XIX secolo, ad introdurla Germania e Svezia, soprattutto in ambito giovanile e militare inizialmente. Il primo campionato del mondo di questo sport è stato disputato nel 1963 a Budapest. Nel 1985 invece, la prima volta degli uomini sul tappeto durante la Coppa del Mondo di Tokyo. Abiti attillati e sbrilluccicanti non hanno entusiasmato tutti, anche se in alcuni paesi, nello specifico in Oriente, questa disciplina è stata particolarmente apprezzata.
Due fondamentalmente i filoni di questa disciplina: spagnolo e giapponese. Il primo filone in questione ricalca molto gli abiti e le pose della ritmica femminile, con pose simili e stesso sistema di valutazione questo stile si è sviluppato nei primi anni duemila, quando i ragazzi hanno iniziato a disputare campionati nazionali proprio come le femmine.
Il secondo filone è invece molto più antico, ed è quello nato in Giappone, che combina in modo pazzesco ginnastica ed acrobazia aumentando il coefficiente di difficoltà. Anche l’approccio alle varie coreografie è molto diverso: i numeri femminili sarebbero più plastici mentre gli uomini al contrario risulterebbero più bellicosi ed atletici.
La diffusione di questo sport a livello maschile è ancora però drammaticamente ridotta, anche in Italia viene ancora definito come sport femminile, e sono solo 8 gli Stati a farla praticare a livello maschile: Giappone, Corea, Malesia, Canada, Stati Uniti, Messico, Australia e Russia.
Sono 5 gli attrezzi utilizzati in questo sport:
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