A volte, i numeri possono dare una visione distorta della realtà. Se si osserva la media di presenze allo stadio di Anoeta in questa stagione —31.425 spettatori a partita— si potrebbe pensare che sia un dato normale. Tuttavia, analizzando il contesto, il significato di questa cifra cambia notevolmente.
Gipuzkoa è una provincia di dimensioni modeste, con circa 700.000 abitanti e senza vaste aree metropolitane che alimentino il suo seguito, come succede in altre città. Che più di 31.000 tifosi si presenti continuamente, partita dopo partita, anche in un mercoledì sera contro un avversario senza storia europea, parla più di qualsiasi statistica o numero freddo.
Questo è un vero segno di fedeltà, senza artifici. La stagione non è stata semplice. La Real, sebbene non in crisi, ha vissuto un periodo di flessione sul piano sportivo. Non ha replicato l’euforia della Champions e ha mancato quella scintilla che si è vista nel 2023. Il ritorno in Europa League ha significato, per molti, un ritorno alla normalità. Meno fascino, orari scomodi e avversari poco stimolanti. Eppure, i tifosi sono stati presenti. Con meno clamore, forse, ma con la stessa dedizione. Le aspettative emotive si erano alzate, ma Anoeta ha comunque tenuto. Certo, c’è stata una diminuzione. Ma la risposta è stata forte. Forse, la lezione principale di questa stagione è che la vera fedeltà emerge negli anni difficili, non soltanto in quelli di successo. C’è una comunità solida intorno alla Real, una tifoseria che ha realizzato che l’amore per la squadra va oltre un singolo incontro europeo o un calendario ideale. Riempire lo stadio non dipende solo dall’avversario, ma anche dalla dedizione dei tifosi. E in questo impegno, Gipuzkoa ha dimostrato di essere all’altezza. Perché 31.000 qui sono più che sufficienti. Sono un vero afflusso di massa.