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La nomina di Luciano Buonfiglio a presidente del CONI rappresenta un vero e proprio punto di svolta nel panorama sportivo italiano. La sua prima uscita ufficiale al Foro Italico, in occasione della 61esima edizione del trofeo Settecolli, non è stata solo un momento di celebrazione, ma ha anche messo in evidenza le sue intenzioni di porre gli atleti al centro delle attività del CONI.
Ma, la vera domanda è: è davvero possibile realizzare questa visione? Questo è il nodo cruciale da affrontare.
Una visione centrata sugli atleti
Buonfiglio ha affermato che il suo obiettivo è garantire che gli atleti siano al centro delle strategie del CONI. Le sue parole, “Al centro dei nostri interessi, non a parole, devono esserci gli atleti”, risuonano come un mantra che potrebbe promettere un cambio di rotta rispetto alle gestioni passate.
Tuttavia, chiunque abbia avuto a che fare con il mondo dello sport sa bene che le buone intenzioni, per quanto nobili, devono essere supportate da azioni concrete e misurabili. La crescente churn rate tra i praticanti sportivi, insieme a una LTV che fatica a giustificare gli investimenti attuali, mette in luce un problema di fondo che non può essere ignorato.
Il presidente della Federnuoto, Paolo Barelli, ha espresso il suo sostegno per Buonfiglio, sottolineando la sua esperienza come atleta di alto livello. Questo è un punto di partenza importante; tuttavia, la vera sfida sarà quella di trasformare questa esperienza in risultati tangibili per gli atleti e le federazioni. La storia recente ci ha insegnato che le belle parole da sole non bastano: è necessario un piano strategico chiaro e sostenibile per affrontare le problematiche storiche del settore. E tu, cosa ne pensi? È sufficiente avere buone intenzioni per fare la differenza nel mondo dello sport?
Le sfide da affrontare
Buonfiglio si trova di fronte a delle sfide notevoli. La gestione delle risorse, la lotta contro il degrado delle infrastrutture e la necessità di attrarre sponsor sono solo alcuni dei temi caldi. I dati di crescita raccontano una storia diversa da quella che si vorrebbe comunicare; in effetti, il tasso di abbandono degli sportivi sta aumentando, segnalando una mancanza di engagement e soddisfazione. Analizzare questi dati è fondamentale per comprendere le cause profonde del problema e sviluppare strategie efficaci.
Un esempio emblematico è quello di alcune federazioni che, nonostante la loro storicità e prestigio, hanno visto un declino nella partecipazione giovanile. Non si tratta solo di un problema di marketing, ma di un segnale che richiede una ristrutturazione profonda delle attività proposte. Se il CONI intende davvero mettere gli atleti al centro, dovrà ascoltarli e rispondere ai loro bisogni reali, non solo a quelli percepiti. Ti sei mai chiesto perché tanti giovani abbandonano lo sport? Quali sono le vere motivazioni dietro a queste scelte?
Lezioni pratiche per il futuro
Per Buonfiglio, la strada da percorrere è chiara: deve tradurre le sue dichiarazioni in azioni concrete. I fondatori e i manager nel settore sportivo possono trarre insegnamenti da questa situazione. La chiave del successo risiede nella capacità di ascoltare il mercato e adattarsi rapidamente alle sue esigenze. Dovrebbero adottare un approccio basato sui dati, analizzando le metriche chiave come il churn rate e il CAC per comprendere meglio le dinamiche del loro business e migliorare l’engagement degli atleti.
Inoltre, è essenziale costruire alleanze strategiche con le federazioni e le società sportive per creare un ecosistema sostenibile. La collaborazione tra diverse entità può portare a risultati migliori e a una crescita più stabile nel tempo. Buonfiglio ha l’opportunità di diventare il catalizzatore di questo cambiamento, ma dovrà affrontare la realtà con pragmatismo e determinazione. E tu, sei pronto a sostenere questo cambiamento e a vedere un futuro migliore per lo sport italiano?