La semifinale tra Italia e Belgio del Women’s EuroBasket 2025 è stata un vero e proprio spettacolo, un incontro che ha tenuto con il fiato sospeso fino all’ultimo secondo. Con un punteggio finale di 66-64, il Belgio ha portato a casa la vittoria, ma dietro a questo risultato si nascondono molteplici sfumature.
Cosa non ha funzionato per l’Italia? E quali insegnamenti possiamo trarre da questa partita?
Un avvio promettente ma fragile
La partita inizia con l’Italia che sembra avere tutto sotto controllo, grazie a due canestri di Verona che portano il punteggio sul 4-0. L’ottima prestazione di Keys, che segna una tripla, e di Cubaj, che aggiunge un canestro importante, danno l’illusione di un dominio. Ma attenzione: è proprio in questo momento che si intravede la fragilità del vantaggio italiano. La reazione del Belgio, guidata da Linskens e Allemand, dimostra che la partita è tutt’altro che decisa. Chiunque abbia visto delle partite di basket sa che un buon inizio non è garanzia di successo finale. La pressione degli avversari, con tiri da tre punti e contropiedi veloci, inizia a farsi sentire. Questa situazione mi ricorda molte startup che ho visto fallire: un buon avvio non sempre porta ai risultati sperati, e non adattarsi può rivelarsi fatale.
Il primo quarto si chiude sul punteggio di 20-17 per l’Italia, ma i dati mostrano che la squadra ha faticato a mantenere una buona percentuale di tiro. In effetti, la mancanza di adattamento alle circostanze può trasformarsi in un ostacolo insormontabile. La lezione qui è lampante: è cruciale non solo godere dei successi iniziali, ma avere anche la capacità di reagire e modificare la propria strategia in corso d’opera.
Il Belgio risponde con determinazione
Nel secondo quarto, il Belgio prende in mano la partita, un cambiamento di momentum che dimostra come le dinamiche di gioco possano mutare rapidamente. Claessens e Vanloo, con tiri decisivi, mostrano la capacità della loro squadra di rispondere alle avversità. E qui l’Italia comincia a mostrare segni di cedimento: il churn rate delle loro opportunità di tiro aumenta, mentre le percentuali calano drasticamente. Questo rappresenta un chiaro monito per qualsiasi founder: senza una strategia di adattamento, anche le idee migliori possono crollare sotto pressione.
Il primo tempo termina con il Belgio in vantaggio, 40-33, grazie a un parziale che evidenzia come le Azzurre non siano riuscite a mantenere il proprio ritmo. La lezione è chiara: le squadre devono essere pronte a reagire e adattarsi, non basta avere un buon inizio.
Una rimonta che lascia il segno
Il terzo quarto segna un’inversione di tendenza per l’Italia, che riesce a rientrare in partita con un parziale impressionante. Ma la mancanza di continuità offensiva nei momenti decisivi fa la differenza. Cubaj e Santucci dimostrano un’ottima intesa, ma la difesa belga si rivela più solida nei momenti chiave. La capacità di mantenere la calma e la lucidità in situazioni di alta pressione è fondamentale; spesso, come ho visto nella mia esperienza, è proprio questo a fare la differenza tra chi vince e chi perde.
Il quarto finale diventa una battaglia punto a punto, con il Belgio che sembra prevalere, ma l’Italia sorprende con un parziale di 15-0 che porta al sorpasso. Questo è un chiaro esempio di come la resilienza possa dare i suoi frutti. Tuttavia, il finale è amaro: le Azzurre non riescono a concretizzare e cedono il vantaggio al Belgio con un tiro decisivo di Delaere. Che amarezza!
Insegnamenti da questa semifinale
Partite di questo livello offrono lezioni preziose per chi lavora nel mondo del business e delle startup. La chiave del successo risiede nella capacità di adattamento e nella gestione delle pressioni. Le squadre devono essere pronte a modificare la loro strategia in base all’andamento del match, proprio come un founder deve essere pronto a pivotare quando i dati di crescita non raccontano la storia che ci si aspettava. Ogni errore o opportunità persa è un insegnamento da non sottovalutare.
Inoltre, la gestione dei momenti critici è cruciale. Troppe startup falliscono perché non sono in grado di affrontare le sfide nei momenti decisivi. L’Italia ha dimostrato grande talento, ma ha faticato a mantenere la lucidità sotto pressione. Questo ci ricorda l’importanza di costruire una cultura aziendale che incoraggi resilienza e preparazione. La vera forza di un team si misura nei momenti di crisi.