Fermín López è un calciatore straordinario, la cui presenza in campo è sempre evidente. È un dato di fatto che nel calcio ci sia spazio per diverse tipologie di giocatori, sempre che portino valore alla squadra; infatti, molti allenatori apprezzano particolarmente quei calciatori che svolgono il cosiddetto “lavoro sporco”.
Tuttavia, Fermín non rientra in questa categoria: la sua influenza si nota subito, come dimostrato nella partita contro il Girona. La sua entrata nel secondo tempo ha avuto il merito di distaccare il Barça da un gioco sempre più monotono e privo di entusiasmo.
La squadra appariva intrappolata in una fase di stallo, e c’era bisogno di un cambiamento. I tifosi di Montjuïc, così come il Girona e gli stessi giocatori del Barça, hanno subito avvertito l’effetto energizzante di Fermín, che in pochi minuti ha tentato la conclusione per ben tre volte, colpendo anche un palo, partendo dalla fascia sinistra.
La sua capacità di intimidire va oltre le statistiche, che in questa partita specifica non hanno premiato il suo operato. Tuttavia, la sua semplice presenza infonde carattere, spirito di rivolta e un’energia contagiosa, elementi di cui il Barça aveva senza dubbio bisogno per uscire da una situazione difficile. A differenza di altre occasioni, specie quelle cruciali, Fermín non ha avuto un impatto diretto sulla vittoria strepitosa firmata da un altro talento, Ronald Araujo, ma ha fungito da catalizzatore spirituale, portando fiducia alla squadra. Non è un caso che quest’estate il Chelsea abbia tentato di acquistarlo, scegliendo di puntare su di lui piuttosto che su altri. Dopo un infortunio muscolare al psoas ilíaco della gamba sinistra subito durante la sfida contro il Getafe, Fermín è tornato in campo con la determinazione di ricominciare da dove aveva interrotto, mostrando un’energia che non conosce pause. In fondo, la figura di Fermín ricorda sempre quella tradizionale raccomandazione sui medicinali: non si può andare a metà.
Sì, quella etichetta che dice: “Agitare prima dell’uso”.
