Secondo una leggenda, quando i nemici tentarono di conquistare Girona durante il periodo di Sant Narcís, le mosche uscite dal sepolcro del patrono riuscirono a mettere in fuga gli invasori, salvando così la città. Quest’aria protettiva si respirava anche a Montilivi, dove, durante la settimana delle Fiere, l’atmosfera festosa avvolgeva ogni angolo dello stadio.
Tutto ciò che mancava era che la squadra, dopo innumerevoli delusioni, trovasse anche il suo momento di grazia. Durante i preparativi, sembrava che potesse accadere. Il clima era di celebrazione, con una tifoseria appassionata che richiamava i tempi migliori del Girona di Míchel.
Tuttavia, il calcio, proprio come le leggende, è soggetto a colpi di scena inaspettati. Le mosche, questa volta, non partirono per proteggere la città, ma rimasero a volare su Montilivi, proprio quando la squadra stava assaporando una vittoria che avrebbe potuto riportare il sorriso sui volti. I catalani dimostrarono di avere uno spirito combattivo – sebbene in ritardo -, una qualità che non si può sempre ottenere con l’allenamento. Dopo essere scesi di due gol, si rialzarono con la determinazione di chi si rifiuta di arrendersi. Stuani, sempre presente, tornò ad essere l’eroe della situazione; Ounahi, tornato in forma, riaccese il talento e la speranza. In meno di mezz’ora, la squadra catalana trasformò la sconfitta in giubilo, e Montilivi esplose come nei momenti più gloriosi. Tuttavia, il calcio, tanto bello quanto spietato, si ricordò di far loro capire che la fortuna era ancora avversa. Nel momento finale, proprio quando la vittoria sembrava a portata di mano, l’Oviedo inflisse il colpo decisivo. Un pallone perso, un cross lasciato libero e Carmo fermarono la festa. Il colpo fu duro, ma diverso. Non ci furono né rimproveri né fischi, ma una fusione di rabbia e orgoglio. Perché il Girona, a differenza delle settimane passate, tornò a competere con passione e determinazione.
Non si è aggiudicato la vittoria, ma si sentì pieno di vita, nonostante ci sia ancora molto da perfezionare. Le mosche, che secondo la tradizione proteggono la città durante le battaglie, rimasero a Montilivi.
