I rappresentanti di Amaya Zabarte, la tifosa della Real Sociedad che ha riportato un grave trauma cranico durante gli incidenti antecedenti alla partita di Champions contro il PSG nel marzo 2024, hanno richiesto di presentarsi al Parlamento Vasco per esporre la loro situazione.
Secondo un documento reso noto da EFE, il marito di Zabarte, Joseba Novoa, e il legale della famiglia, Iker Sarriegi, chiedono un’occasione all’interno dell’assemblea autonoma per descrivere le conseguenze del caso e il trattamento ricevuto da allora. La donna di 44 anni, residente a Irun, era stata ricoverata in terapia intensiva dopo aver subito un colpo alla testa nei pressi di Anoeta, un episodio immortalato in un video che ha suscitato un ampio dibattito pubblico e ha avviato un’inchiesta interna da parte dell’Ertzaintza.
Novoa e Sarriegi scrivono che, dopo le ferite, “il peggio doveva ancora arrivare”. Raccontano di un “viacrucis” caratterizzato da un procedimento legale deludente, in cui si sono sentiti vulnerabili. Sottolineano che il loro desiderio non è alimentare rancori, ma piuttosto ottenere giustizia e chiedere che vengano assunti provvedimenti. Inoltre, evidenziano che le immagini diffuse mostrano chiaramente un colpo compatibile con un proiettile lanciato dalle forze dell’ordine in un momento in cui non erano in corso disordini nel luogo, e denunciano anche che un agente avrebbe aggredito Zabarte mentre si trovava già a terra in condizioni critiche. Il percorso giudiziario è stato complesso: inizialmente il caso era stato archiviato, ma la Corte d’Appello di Gipuzkoa ha deciso di riaprirlo e di eseguire nuove indagini. In aprile, Zabarte ha testimoniato, sebbene la sua deposizione sia durata solo pochi minuti. La famiglia esprime incredulità per il fatto che non siano stati ancora convocati a testimoniare gli agenti coinvolti né sia stato celebrato alcun processo.
Nel documento presentato al Parlamento, Novoa e Sarriegi manifestano un forte senso di trascuratezza e chiedono che le istituzioni li considerino con il rispetto che meritano. “Desideriamo giustizia e che quanto accaduto non si ripeta mai più”, concludono.