“Tra meno di tre anni in Champions”. Sono già passati più di otto anni da questa famosa dichiarazione del presidente dell’Espanyol, Chen Yansheng, e la situazione attuale è ben diversa da quanto promesso dall’imprenditore cinese all’inizio del 2016, quando assunse la guida del club.
L’unico sprazzo di speranza risale al 2019, quando, sotto la guida di Rubi e con giocatori come Mario Hermoso, Marc Roca e Borja Iglesias in campo, l’Espanyol riuscì a classificarsi per le competizioni europee. Tuttavia, il presente e il recente passato del club sono tutt’altro che rosei, segnati da due retrocessioni nell’ultimo quadriennio e da una statistica sconcertante in Prima Divisione, dove l’Espanyol occupa attualmente il settimo posto nella classifica storica, superato solo da nomi illustri come Real Madrid, FC Barcelona, Atlético Madrid, Valencia, Athletic Club e il recente rivale, il Sevilla.
Negli ultimi 125 incontri nella massima serie del calcio spagnolo, la squadra ha conquistato solo 26 vittorie, con 36 pareggi e 63 sconfitte. L’ultima di queste è arrivata contro il Sevilla, che ha capitalizzato su due giocate brillanti di Dodi Lukébakio per portarsi a casa i tre punti da uno stadio RCDE che aveva visto solo Real Sociedad, grazie a un grande gol di Take Kubo, e Villarreal, grazie a una doppietta di Ayoze Pérez, trionfare. “Lukébakio ha fatto la differenza, sono state due giocate di talento”, ha commentato Manolo González in conferenza stampa. Un talento che, da tempo, scarseggia a Cornellà-El Prat, complici anche le mancate spese del club nella finestra estiva di trasferimenti, con zero euro investiti. Senza tali risorse, nonostante la fiducia di Manolo e di un tifoseria che continua a crederci, sembra difficile, per l’ennesimo anno, raggiungere l’obiettivo della salvezza.