Shevchenko e l’incubo di Istanbul: “Mi svegliavo urlando di notte”

L'ex attaccante rossonero ripercorre la sua carriera nel bene e nel male: "Prima del rigore contro Buffon nella finale del 2003 mi è passata tutta la vita davanti".

Andriy Shevchenko in un’intevista a 7, magazine del Corriere della Sera, è tornato a parlare della traumatica sconfitta di Istanbul contro il Liverpool nella finale del 2005: “Nei primi tre mesi dopo quella sconfitta così acida mi svegliavo gridando nella notte e cominciavo a pensarci.

Mi capita di pensarci ancora oggi che sono passati sedici anni. Tanti miei compagni non hanno più voluto rivedere quella partita. Io la so a memoria. Il Liverpool? Avevano una sola chance su 100, ci si sono aggrappati con tutte le forze che avevano.

Bravi loro”.

L’ex attaccante del Milan ripercorrendo la sua carriera ha parlato anche dei duello con Materazzi: “Nel sottopassaggio di San Siro, prima di un derby di Champions League dove provavo a giocare con cinque placche di acciaio nello zigomo che mi ero fratturato due mesi prima, Materazzi mi disse cose poco carine su quel che sarebbe accaduto in campo alla mia faccia. Io gli risi in faccia. Non per fare lo sbruffone, ma perché sapevo che nella vita lui non era e non è così, è solo che facciamo parte di uno spettacolo, e ognuno ha la sua parte. La sua era quella del cattivo. E poi, la gente che cercava di intimorirmi dimenticava spesso da dove vengo”.

Il rigore decisivo della finale Champions del 2003: “Ho sempre avuto dubbi, mai paura. Dal cerchio di centrocampo al dischetto mi è venuto in mente di tutto. L’infanzia, Chernobyl, gli amici morti, tutto. Ma sopra ogni cosa mi dicevo di non avere dubbi. Una volta che hai deciso dove tirare, non importa cosa fa Buffon, non importa niente, basta non cambiare idea. Ricordo che mi sono passato la lingua sul labbro, e mi sono reso conto che avevo la bocca completamente secca. Ho fissato l’arbitro, perché il rumore dei tifosi copriva tutto e non avevo sentito il fischio. Lui mi ha fatto un cenno. E allora sono partito. A metà del tiro, con la palla ancora per aria, vedo Buffon che va giù dall’altra parte e capisco prima degli altri che è fatta, che quell’istante rimarrà per sempre”.

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