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Schmeichel, il padre accusa Uefa: “Minaccia 3-0 tavolino post malore Eriksen”

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L’Europeo 2021, o Euro 2020 se preferite, non è iniziato nel migliore dei modi. Una disgrazia sfiorata, quella avvenuta nel corso di Danimarca-Finlandia, quando Christian Eriksen, fantasista della nazionale danese e dell’Inter, si è accasciato a terra colpito da un malore.

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Una situazione da brividi che ha visto il numero 10 perdere i sensi davanti ai compagni e al pubblico, tornato presente sugli spalti, e che ha obbligato la direzione gara a sospendere il match. Attimi di terrore, mitigati solamente dopo qualche ora dai messaggi positivi arrivati sulle condizioni del giocatore. Eppure, la sensazione di amarezza, sponda danese resta, soprattutto per come la situazione sia stata gestita dalla Uefa. A scagliarsi contro l’organismo calcistico è stato Peter Schmeichel, padre del portiere della Danimarca Kasper, nonché nota ex leggenda del mondo del pallone.

Schmeichel: la ricostruzione del padre

L’ex portiere anche del Manchester United si è espresso ai microfoni di Good Morning Britain su ITV riguardo alla situazione venutasi a creare. In modo particolare Schmeichel ha fatto riferimento alla ripresa della gara che, dalle prime indiscrezioni, sembrava avvenuta su richiesta dei giocatori della Danimarca:

“Beh, questo è un dibattito interessante. Ieri ho visto una citazione ufficiale della UEFA che diceva che stavano seguendo il consiglio del giocatore, che i giocatori hanno insistito per giocare, ma so che non è la verità. Anzi, è un modo di vedere la verità…”.

Schmeichel: la verità

Secondo la versione di Schmeichel, in effetti, la ripresa del match è stata sì, viziata dalla volontà dei giocatori della Danimarca, ma soprattutto è stata una normale conseguenza delle opzioni che la Uefa avrebbe dato alla federazione:

“Erano infatti state date tre opzioni: una era quella di giocare subito e far giocare gli ultimi 50 minuti, la seconda era giocare il giorno successivo alle 12 e la terza opzione era quella di dare forfait, con un 3-0 a tavolino. Era quindi il desiderio dei calciatori giocare? Avevano davvero scelta? Non credo che l’avessero. Anche l’allenatore si è seriamente pentito di aver rimesso in campo i giocatori”.

E ancora:

“È molto difficile dire esattamente quale sarà l’impatto a lungo termine (per i giocatori) di quell’esperienza, che so, dopo aver parlato con Kasper (suo figlio ndr) essere stata molta traumatico per tutti. È una scena molto drammatica quando qualcuno deve essere defibrillato e riportato in vita. Un vero shock”.

Schmeichel sulla famiglia di Eriksen

Lo stesso Schmeichel, nelle ore precedenti all’intervista, aveva raccontato le prime parole scambiate con suo figlio Kasper, tra i primi ad andare in protezione di Eriksen, ma anche di sua moglie che era presente allo stadio e che non appena ha capito la gravità della questione aveva provato ad entrare sul terreno di gioco.

“È successo non molto lontano da dove si trovavano tutte le mogli dei giocatori e ovviamente non appena la moglie (Sabrina Kvist, ndr) di Christian l’ha visto, è corsa in campo. Ho parlato con mio figlio Kasper ieri sera: lui è subito corso da lei. Lei credeva che fosse morto, ma lui le ha detto che Christian stava respirando”.

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