Mondiali 2022: sugli stadi il Qatar non ha badato a spese

Dal Lusail Iconic stadium all’impianto smontabile, ecco dove si giocherà la prossima Coppa del Mondo di calcio

Otto stadi, di cui sei nuovi di zecca e uno ampliato per l’occasione, oltre al già presente Khalifa Stadium, inizialmente designato come stadio principale del torneo ma poi sostituito nei piani dell’organizzazione dal gigantesco Lusail Iconic Stadium, una struttura da oltre 86 mila posti inaugurata lo scorso anno. Saranno questi gli impianti che ospiteranno i prossimi mondiali di calcio previsti in Qatar dal 20 novembre al 18 dicembre. I gironi e il calendario Mondiali sono ovviamente già disponibili su Diretta.

Lo sforzo maggiore, nel tentativo di dare alla prossima Coppa del Mondo delle strutture avveniristiche che potessero ospitare al meglio le migliaia di tifosi previsti per l’occasione, lo si è profuso nella costruzione del nuovo stadio di Lusail, città “pianificata” sviluppatasi quasi dal nulla per volere del Governo dell’emirato negli ultimi 15 anni, e destinata a essere uno dei centri principali del Paese. Non a caso è stata scelta questa “nuova” città per ospitare la finale del torneo, oltre a una decina di incontri tra gironi e fase a eliminazione diretta del torneo. Teatro dell’epilogo sarà il Lusail Iconic Stadium, e già del nome è possibile intuire la volontà da parte degli organizzatori di creare uno stadio che rimanga impresso agli occhi di tifosi e telespettatori. A progettarlo ci ha pensato il celebre studio londinese Foster + Partners, che nel design ha voluto ricordare l’antica arte araba senza tralasciare i discorsi riguardanti la sostenibilità, rimarcati nella scelta dei materiali, e nella posizione facilmente raggiungibile con bus navetta, a piedi o in bicicletta da qualsiasi punto della città, per cercare di ridurre al minimo il potenziale inquinamento dovuto ai trasporti. Il tutto per un colosso che potrà ospitare al suo interno oltre 86mila persone.

Se a Lusail si è voluto fare le cose in grande, non da meno sono gli altri progetti messi in opera. Oltre alla ristrutturazione del già citato Khalifa stadium di Doha, altre sei strutture hanno visto la luce in questi anni. Tra questi spicca lo stadio Al-Bayt, nella città di Al Khawr. La struttura ricorda una tenda beduina, e la sua realizzazione è stata affidata all’italiana Webuild, che ha costruito una magnifica struttura di 60mila posti, destinata ad ospitare, tra le altre, anche la partita tra i padroni di casa e l’Ecuador, che inaugurerà la rassegna iridata.

Ad Al Wakrah è stato invece costruito lo stadio Al-Janoub, firmato dallo studio della compianta architetta irachena Zaha Hadid e realizzato anch’esso da un’azienda italiana, la Maeg Costruzioni. La particolarità di questo stadio, oltre alla forma ispirata al dau, la tradizionale vela araba, e la presenza di un grande parco circostante che rende la zona dello stadio fruibile anche al di là degli eventi sportivi. Ispirato alla cultura e alla storia araba sarà anche l’Al Thumama Stadium di Doha, la cui forma a taqqiyah, un berretto tradizionale, ne fanno uno degli stadi più originali tra i nuovi impianti qatarioti.

La sostenibilità ambientale è stato invece il tema principale della costruzione dello stadio Education City di Doha, composto al 20% da materiali green, che ne fanno l’impianto più “verde” dei prossimi Mondiali. Ancora meno impattante dal punto di vista ambientale sarà lo stadio Ras Abu Aboud, il cui destino sarà quello di smantellato al termine della manifestazione, e le cui parti da cui è composto verranno riutilizzate per costruire dei piccoli impianti in Paesi in via di sviluppo. Infine l’Ahmed bin Ali Stadium di Ar Rayyan: in questo caso non si tratta di una nuova struttura, ma è stato comunque oggetto di lavori di ampiamento che lo hanno portato a una capienza di 45mila spettatori. Nessun problema per chi resterà fuori: la sua superficie esterna è stata infatti dotata di una speciale membrana sulla quale verranno trasmessi tutti gli aggiornamenti relativi alla partita in corso. In Qatar hanno fatto le cose in grande, d’altronde con una disponibilità economica fuori dal comune come quella dell’emirato, tutto è possibile.

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