Tebas mette in guardia circa i rischi legati alla Superlega: “Ciò che conta è evitare risultati straordinari come quelli ottenuti dal City o dal Madrid di Mourinho.”

Il presidente di LaLiga, Javier Tebas, ha dichiarato martedì durante un Congresso che le sfide principali che il calcio professionistico e lo sport in generale devono affrontare sono la minaccia dell’Superlega, definita “elitista e oligarchica”, e il fenomeno della pirateria.

Ha sottolineato che il calcio in Spagna rappresenta l’1,4% del PIL e che in Europa ci sono oltre 40 leghe professionistiche, più di 75.140 addetti ai lavori, oltre 68.000 calciatori e un fatturato audiovisivo di circa 20 miliardi di euro.

Secondo Tebas, tutto questo è a rischio: se fosse introdotta la Superlega in Spagna, ci sarebbe una perdita di 1.160 milioni di euro, pari al 32%.

Tebas ha anche messo in discussione la trasparenza della Superlega, che è guidata, a livello europeo, dal presidente del Real Madrid, Florentino Pérez, e ha presentato tre schemi diversi negli ultimi tre anni, dal 2021 fino a quello attuale chiamato ‘Unify’, evidenziando così la mancanza di serietà del progetto. A suo avviso, la coesistenza di una competizione come la Superlega con la liga nazionale ridurrebbe la competitività della seconda: “È sempre fondamentale avere grandi club, ma attenzione, perché ciò si traduce in minore competitività per il tuo campionato”, ha affermato.

Tebas ha spiegato che non è tanto il fatto che Real Madrid o Barcellona (e occasionalmente l’Atletico Madrid) vincano a preoccuparlo, ma piuttosto che lo facciano con meno di 90 punti, indicando che ciò sarebbe un segno di un campionato altamente competitivo. Ha rincarato la dose affermando che ciò che conta è l’incertezza nel risultato, piuttosto che vittorie schiaccianti, come quelle del City o del Real Madrid ai tempi di Mourinho.

Infine, Tebas ha voluto evidenziare che la sentenza del Tribunale di Giustizia dell’Unione Europea riguardo la Superlega non ha avallato il progetto né ha messo in discussione il monopolio di UEFA e FIFA, evidenziando la necessità di regolamenti chiari e trasparenti per il loro monopolio.

Ventisei dei ventisette Stati membri dell’Unione Europea, esclusa la Spagna, hanno votato a favore di una risoluzione riguardante il futuro modello europeo per lo sport. Attualmente, non esiste una lega europea che sostenga tale assetto. I proventi della ACB dai diritti audiovisivi sono rimasti invariati rispetto al 2003, il che evidenzia una stagnazione. Nel calcio, i guadagni sono cinque volte superiori. Non si può affermare che i giovani non seguano il calcio; le dichiarazioni provengono da una persona e sembrano avere un’autorità indiscutibile.

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