All’inizio della partita, il Sánchez Pizjuán era un campo di battaglia, ma alla fine è scoppiata una festa dopo momenti di grande tensione. Il Sevilla ha quasi raggiunto la salvezza grazie a una vittoria drammatica e a un finale frenetico, che ha visto un’espulsione fino al minuto 113.
Protagonista della serata è stato García Pascual, un giovane che solo qualche mese fa giocava nella lega universitaria negli Stati Uniti e che era arrivato al club per la squadra secondaria in Tercera RFEF; con il suo gol ha allontanato le preoccupazioni della retrocessione, anche se per la certezza matematiche si attende la sconfitta del Leganés contro il Villarreal in settimana.
A rischio retrocessione invece si trova il team canario, che ha lottato fino all’ultimo e dovrà affrontare la discesa se l’Alavés otterrà una vittoria. I nervi erano palpabili fin dal primo minuto nella squadra di Caparrós, che ha deciso di stravolgere la formazione lasciando fuori Saúl, Gudelj, Pedrosa e Peque, puntando su Lukébakio a sinistra, posizione in cui non si è distinto. Lokonga è stato tra le sorprese, mentre Carmona ha faticato sulla fascia sinistra, non rendendo contro un avversario che cercava di controllare il gioco con Moleiro e Campaña. Januzaj, un giocatore in prestito dalle file locali nell’isola, è stato il primo a mettere alla prova Nyland, mentre la miglior occasione per il Sevilla è arrivata da Lokonga, assistito da uno dei migliori in campo, Juanlu, prima dell’intervallo. Tuttavia, la squadra andalusa sembrava in difficoltà.
Caparrós ha deciso di fare cambiamenti, riportando Lukébakio nel suo ruolo naturale a destra, e il belga si è subito fatto sentire, guadagnando un corner e successivamente una punizione che ha portato al gol del 1-0, realizzato da García Pascual dopo un assist di Agoumé. L’euforia ha preso piede con entusiasmo, mentre il set di gioco per i locali si complicava. I canari hanno visto annullare un gol e Antonetti ha avuto l’occasione di chiudere i conti, ma non è riuscito a segnare.
Alla fine, tra litigi e tensioni, il tormento si prolungò fino al minuto 113, per poi esplodere in un’esultanza, senza dimenticare i cori di “dimissioni per la dirigenza”.