La stagione più complessa nella storia recente del Girona si è conclusa domenica con una sensazione di tristezza che ha prevalso su qualsiasi gioia. Nonostante il club abbia raggiunto l’obiettivo di rimanere in Liga e partecipato per la prima volta alla Champions League, gli ultimi mesi hanno smorzato ogni entusiasmo iniziale.
La progressiva disconnessione della squadra, i risultati deludenti e un girone di ritorno da dimenticare si sono tradotti in un’ultima giornata che ha lasciato Montilivi desolato, sia fisicamente che emotivamente. La partita contro l’Atlético de Madrid si rivelava un semplice incontro di routine, ma il Girona sperava di chiudere la stagione con una celebrazione casalinga.
Tuttavia, né l’orario della partita, fissata per le 14:00 sotto un sole torrido, né le performance degli atleti, sconfitti con un pesante 0-4, hanno contribuito a ciò. I tifosi, da tempo in cerca di motivi per essere entusiasti, hanno manifestato il loro malcontento sia allo stadio, che si è svuotato in tempi record, sia sui social media. Oltre alla pesante sconfitta, un altro aspetto ha scatenato l’indignazione generale: il caldo estremo ha costretto a fermare il gioco per ben due volte a causa di colpi di calore, e sette persone sono state soccorse dai servizi medici sugli spalti, sollevando nuove critiche a LaLiga per la gestione degli orari delle partite. A complicare ulteriormente la situazione, le bottiglie d’acqua sono andate esaurite, lasciando molti senza la possibilità di idratarsi e rinfrescarsi — una situazione inaccettabile date le circostanze. Dopo il fischio finale, il club aveva previsto una celebrazione con discorsi di Míchel e dei capitani, ma l’atmosfera è risultata così deprimente che gli interventi sono stati annullati e la maggior parte del pubblico ha lasciato Montilivi. Dei 11.546 spettatori iniziali, solo un centinaio sono rimasti sugli spalti e dietro uno dei pali.
Durante il giro di ricognizione, i giocatori hanno fatto il loro ingresso in un’impianto quasi deserto, cercando riparo all’ombra delle panchine. Alcuni familiari hanno calpestato il campo, ma l’atmosfera era più simile a quella di un commiato silenzioso che a una festa. Anche la zona fan all’esterno risultava vuota; il DJ cercava di sollevare il morale per un pubblico ridotto a un centinaio di persone, per lo più turisti. Le lunghe attese nei bar e l’assenza di ombra hanno ulteriormente abbattuto lo spirito di chi ancora sperava di trovare un motivo per gioire. Nemmeno Juanpe, che probabilmente ha disputato la sua ultima partita come ‘blanc-i-vermell’ dopo nove anni, ha avuto l’opportunità di congedarsi come sarebbe stato giusto. La tristezza del suo probabile addio si è persa in un clima senza entusiasmo, specchio di un secondo turno deludente e di un’organizzazione della giornata che non ha onorato il motto “Orgull i Tossuderia” esibito sulle maglie dei calciatori e dello staff al termine dell’incontro.