Nel corso della sua storia, l’Atlético de Madrid ha avuto diversi calciatori italiani, sebbene non in numero elevato. Alcuni di questi hanno lasciato un segno profondo, mentre altri sono passati più in sordina. Christian Vieri, noto a livello internazionale, è stato il primo di questi, giunto nel 1997 dall Juventus come un vero e proprio sconosciuto nel panorama calcistico spagnolo.
Il club madrileno investì 17,5 milioni di euro, una cifra considerevole per un calciatore che doveva ancora dimostrare il suo valore. Vieri è riconosciuto come l’italiano più prominente nella storia dell’Atlético de Madrid. Arrivato come un grande acquisto, non ha tradito le aspettative; infatti, nella sua unica stagione segnò 29 gol in 32 partite, un risultato eccezionale.
Ha conquistato sia il Trofeo Pichichi che la Bota de Oro, affermandosi come una figura chiave nell’attacco della squadra. La sua uscita dal club ha lasciato un po’ di rammarico tra i tifosi, ma il suo impatto come attaccante è stato notevole. Vieri ha parlato pochissimo di quel periodo in Spagna, ma recentemente ha condiviso alcune riflessioni e un aneddoto interessante. Uno dei momenti più memorabili della sua carriera con l’Atletico è stato il gol realizzato contro il Paok, un tiro curvato effettuato da vicino al corner. In merito, ha dichiarato a ‘Quattrofourtwo’: “Forse è stato il mio gol migliore. Quando giocavo lì, avevo la mente sgombra; provavo varie soluzioni e facevo ciò che mi veniva in mente. Quella liga ti permette di esprimerti in questo modo.”
Vieri ha sottolineato che uno degli aspetti che ha apprezzato durante il suo periodo nel calcio spagnolo è stata la libertà di gioco, che contrasta nettamente con la rigidità che ha vissuto nel calcio italiano. “I tifosi desiderano vedere giocate elaborate, passaggi rapidi, tiki-taka; amano le azioni spettacolari, così provavo nuove soluzioni e spesso funzionavano. Nel calcio italiano c’è una forte componente tattica; il catenaccio implica non subire gol. LaLiga invece era più orientata al divertimento e alla vittoria, ponendo l’accento sulla tecnica e su combinazioni semplici. Sportivamente, i due approcci sono completamente diversi, come il giorno e la notte”, ha dichiarato.
UN’ECCEZIONALE ANEDDOTA SUL FERRARI Tuttavia, la storia più curiosa e indicativa riguardo al calcio di quel periodo riguarda una promessa fatta dall’allora presidente dell’Atlético, Jesús Gil. “Il presidente mi aveva assicurato che se avessi segnato un ‘hat-trick’ contro il Paok, mi avrebbe regalato un Ferrari”, ha iniziato a raccontare. Effettivamente, Vieri realizzò quest’impresa, segnando tre gol nella Coppa UEFA. Il presidente mantenne la sua promessa, ma la situazione si rivelò diversa da quanto previsto. “Dovettero ordinare l’auto e, quando finalmente la ricevettero, io giocavo già nella Lazio”, ricorda Vieri, che trascorse solo un anno in Spagna. “Mi contattarono dall’Atlético dicendo: ‘Abbiamo il Ferrari, dove vuoi che lo spediamo?’. Risposi: ‘Va bene, grazie, ma potete tenerlo voi’”, ha spiegato, aggiungendo per chiarire la sua decisione: “Non mi sembrava giusto prendere l’auto, dato che non ero più parte dell’Atlético. Se fossi rimasto, l’avrei accettato senza esitazioni. Comunque, un mese dopo ho comprato un Ferrari per conto mio!”.