Giuseppe Martinelli categorico sulla crisi del ciclismo italiano

Le parole del direttore sportivo Astana-Premier Tech nell'intervista rilasciata a OA Sport.

Il direttore sportivo dell’Astana-Premier Tech Giuseppe Martinelli ha parlato delle difficoltà del ciclismo italiano in un’intervista a OA Sport: “Secondo me sarà difficile uscirne finché in Italia non ci sarà una squadra di altissimi livelli in grado di fare da specchietto per le allodole.

Noi abbiamo degli ottimi corridori distribuiti in tante squadre all’estero, dove però queste ultime hanno anche grandi campioni non italiani, e di conseguenza, tante volte, gli azzurri devono lavorare per gli stranieri”.

“Dunque, spesso e volentieri, abbiamo degli ottimi corridori, ma che lavorano per campioni che in quel momento sono più forti.

Siamo arrivati a questo punto perchè c’è stato un frazionamento e un individualismo dei corridori italiani. Non c’è più un gruppo in una o più squadre dove si possono coalizzare e far sentire lo spirito azzurro. Tutte le squadre a livello mondiale hanno degli italiani, ma talvolta non sono i rispettivi capitani”.

“Diciamo che la speranza è l’ultima a morire. Penso che alla fine abbiamo degli ottimi atleti, anche perchè finora sì, non siamo stati protagonisti in prima persona alle classiche, però siamo sempre stati della partita; come nei casi di Nizzolo, Trentin e Colbrelli. Secondo me dovremo aspettare ancora un po’, anche se, guardando tra i dilettanti e anche le ultime corse che hanno fatto, qualcosa si vede. Speriamo che ci sia qualcosa dietro l’angolo”.

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