Mobile gaming e console portatili: due strade parallele

Al giorno d’oggi non è certo necessario interessarsi alla telefonia mobile per sapere che i moderni smartphone sono, più che telefoni cellulari, dei veri e propri coltellini svizzeri.

Al giorno d’oggi non è certo necessario interessarsi alla telefonia mobile per sapere che i moderni smartphone sono, più che telefoni cellulari, dei veri e propri coltellini svizzeri. Secondo alcuni rilevamenti, si passa una media di 6 ore al giorno utilizzando lo smartphone: un dato che, nonostante tutto, è perfettamente comprensibile. Le più disparate attività, infatti, sono sempre più spesso svolte sui piccoli schermi tascabili: non solo la classica comunicazione, ma anche shopping, home banking, ricerche in rete, ascoltare musica, guardare video, dedicarsi ai videogiochi. Il videogaming su smartphone, nello specifico, ha assunto dimensioni importantissime: titoli come Clash of Clans sono diventati pietre miliari del videogioco. Le fortune del mobile gaming sono spesso ricondotte a quelle delle precedenti console portatili: una ricostruzione che non tiene conto delle evoluzioni dei due sistemi, più paralleli che uno in funzione dell’altro.

I primi videogiochi portatili risalgono al 1980, un periodo nel quale la telefonia cellulare effettivamente era ancora ai suoi albori. In Giappone vennero messi in commercio da Nintendo i Game&Watch: piccole sveglie a batteria con un display LCD sul quale, oltre all’orario, poteva essere riprodotto un semplice gioco. Ogni sveglia, in buona sostanza, era una console dedicata a un videogioco: lo scopo era quello di avere un oggetto tecnologico, come appunto una sveglia, dotato di un piccolo passatempo. Esattamente questa idea è stata alla base anche dei primi giochi inseriti su cellulare: già a inizio anni ’90 i telefoni cellulari più ambiziosi inserivano semplici passatempi. Basti pensare a Snake, figlio di un software diffuso già negli anni ’70, o a Tetris, distribuito sotto forma di innumerevoli cloni mobili al di fuori dell’allora Unione Sovietica.

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Durante gli anni ’90 le console portatili, a loro volta, stavano compiendo la loro evoluzione verso console più moderne: macchine da gioco in grado di leggere diversi titoli tramite appositi supporti hardware. Il primo esempio è senz’altro il Game Boy, sempre di Nintendo: la prima vera console portatile moderna di successo. La telefonia cellulare, dal canto suo, non rimaneva inerte: se i telefonini dell’epoca in termini videoludici erano ancora affini a console dedicate, nel senso che i videogiochi erano limitati a quelli preinstallati dal produttore, la situazione era destinata a cambiare rapidamente. Già a fine anni ’90 la possibilità che i cellulari accedessero al web rendeva possibile scaricare contenuti di varia natura: naturalmente, oltre a sfondi e suonerie personalizzate, anche videogiochi.

È durante i primi anni 2000 che anche i cellulari compiono il loro step evolutivo fondamentale: la diffusione di sistemi operativi Symbian, sviluppati da Nokia, e del linguaggio di programmazione Java, ha reso estremamente semplice sviluppare e installare videogiochi, che chiunque poteva reperire sul web e scaricare sul proprio telefono. A quel punto il cellulare era ormai concettualmente simile a una console portatile, e i videogiochi che cominciavano a comparire con regolarità erano ovviamente influenzati dalle mode del periodo: è il caso dei titoli a tema poker. La prima metà degli anni 2000 ha infatti coinciso con un boom di popolarità che non ha precedenti per il poker, facendo conoscere la disciplina anche ai meno appassionati. Per conseguenza, sono fiorite anche le applicazioni videoludiche: prima amatoriali e offline, poi con l’avvento dei casinò online anche ufficiali, rendendo possibile giocare a poker online insieme ad altri videogiocatori reali. Nello stesso periodo si affermavano sviluppatori specializzati in videogiochi mobili, spesso appartenenti a franchise di successo: Splinter Cell, Prince of Persia o FIFA sono solo alcuni esempi. Anche i modelli di telefono hanno subito gli influssi videoludici: il miglior esempio in tal senso è rappresentato dal Nokia N-Gage, tanto avveniristico quanto sfortunato cellulare del 2003.

Col tempo, arrivando ai giorni moderni, le evoluzioni di videogioco portatile e mobile gaming sono andate fondamentalmente di pari passo: con l’avvento degli smartphone il gaming mobile è arrivato in orbita eSport, per esempio con Call of Duty Mobile, e ha ospitato classici titoli portatili, come il franchise Pokémon. Le console portatili, dal canto loro, hanno continuato a evolversi in termini di potenza e dimensioni, arrivando ad annoverare oggi macchine come lo Steam Deck o la futura Nintendo Switch 2.

Le evoluzioni del gaming mobile, rapportate a quelle delle classiche console portatili, mettono in luce come tra le due ci siano sì state reciproche influenze, ma non tali da dire che l’evoluzione delle console abbia reso possibile quella dei cellulari. La maggiore complessità dei dispositivi cellulari ha causato una loro evoluzione videoludica successiva a quella delle console portatili, ma comunque autonoma: le tappe percorse sono state le stesse, con i cellulari che le hanno toccate non appena l’hardware l’ha reso possibile.

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