Ciclismo, Groenewegen si sfoga dopo le minacce

Il corridore racconta il suo 2020 da incubo.

Dylan Groenewegen si è sfogato in un’intervista a Wielerflitsin per le minacce di morte arrivate a lui e alla sua famiglia dopo la volata al termine della prima tappa del Giro di Polonia, quando il corridore della Jumbo-Visma spinse contro le transenne Fabio Jakobsen, procurandogli danni terribili al volto, 130 punti di sutura sul viso, fratture multiple e una corda vocale paralizzata.

Il corridore olandese fu squalificato nove mesi per quanto successo, e ancora riceve minacce e lette di morte: “Ho ricevuto lettere scritte a mano per posta, in una c’era un cappio il cui utilizzo era spiegato nella lettera stessa: avrei dovuto impiccarci i miei futuri bambini.

Sono ancora scioccato”.

“C’erano minacce così concrete e gravi che abbiamo chiamato la polizia pochi giorni dopo l’incidente. Non potevamo più uscire liberamente di casa. Per uscire, avevo un ufficiale al mio fianco in modo che non potesse accadermi nulla. All’inizio sei scioccato”.

“Abbiamo un allarme in casa ma in quel periodo l’abbiamo disattivato, perché continuavamo a sentirlo. Quando vivi nella paura, capita di sentire rumori, quando magari ti sei semplicemente dimenticato di spegnere la sveglia al mattino”.

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