Quali sono le regole del Quidditch babbano?

Dai campi di Hogwarts ai prati di tutto il mondo, il magico sport inventato dalla Rowling supera i confini del fantasy e diviene realtà.

Sono passati esattamente vent’anni da quando la versione cinematografica del primo romanzo di J.K RowlingHarry Potter e la pietra filosofale – ha fatto la propria comparsa nei cinema italiani. L’impatto della pellicola fu tale da convertire il giovane mago con una cicatrice a forma di saetta sulla fronte in una vera e propria icona, tanto che ancora oggi sono millioni i fan della nota saga sparsi per tutto il mondo.

Molte delle geniali intuizioni dell’autrice, inoltre, hanno ormai superato da tempo i confini del fantasy, diventando a tutti gli effetti delle vere e proprie realtà di fatto. È il caso, per esempio, del Quidditch, lo sport magico così in voga tra gli studenti di Hogwarts, del quale esiste oggi una versione “babbana” praticabile in quasi tutte le Nazioni del mondo.

Quali sono le regole del Quidditch babbano?

All’interno del mondo di finzione ideato dalla Rowling, il Quidditch gioca un ruolo fondamentale. Esso rappresenta infatti lo sport più popolare in assoluto in seno a quello che la stessa autrice definisce il “mondo dei maghi”, determinando a più riprese il destino dei protagonisti della sua storia, quello di Harry Potter in primis. Il giovane mago, proprio come il suo defunto padre anni addietro, si contraddistingue infatti fin da subito per uno spiccata propensione a volare in sella ad un manico di scopa. Scorto da una professoressa mentre ingaggia un duello aereo con il nemico di sempre Draco Malfoy, Harry viene dunque aggregato alla squadra di Grifondoro in qualità di cercatore, diventando il più giovane di sempre a ricevere una tale investitura.

Il Quidditch a Hogwarts

All’interno della scuola di magia e stregoneria di Howgwarts, il Quidditch rappresenta una delle principali attrattive, tanto che spesso e volentieri le lezioni vengono addirittura sospese per consentire all’intero studentato di assistere alle partite. Le regole del gioco non sono poi così complesse. L’obbiettivo delle due squadre in campo è quello di concludere l’incontro con uno score migliore degli avversari. Le formazioni sono composte da 7 giocatori ciascuno, di cui un portiere, cui spetta il compito di difendere i tre anelli magici, i quali grossomodo svolgono la stessa funzione delle porte nel calcio o dei canestri nel basket; tre cacciatori, ovvero coloro che si premurano di mandare la “pluffa” – una semplice palla – all’interno dei suddetti anelli magici; due battitori muniti di mazza che hanno il dovere di difendere i propri compagni dai cosiddetti bolidi – palle di cuoio “impazzite” che si dimenano in continuazione -, cercando di scaraventarli contro gli avversari per disarcionarli dalle loro scope; e infine un cercatore – il ruolo di Harry Potter per Grifondoro – che ha come unico obbiettivo quello di acchiappare il “boccino d’oro“, una piccola pallina alata che sfugge leggera e leggiadra, acchiappando la quale si pone fine al match, assicurando alla propria squadra la bellezza di 150 punti extra.

Come funziona il Quidditch babbano

Nato nel lontano 2005 grazie alla preziosa iniziativa di alcuni studenti del Middlebury College nel Vermont, il Quidditch diventa ufficialmente uno sport nel 2010, quando negli Stati Uniti nasce la cosiddetta International Quidditch Association.

Lo versione babbana del noto sport magico cerca, per quanto può, di mantenere invariata la struttura che J.K Rowling vi aveva attribuito. Le uniche differenze, in questo senso, sono dettate dall’impossibilità di volare, ragion per cui i giocatori corrono con delle scope tra le gambe, piuttosto che volare in sella alle stesse, o dal fatto che non esistano sfere dorate dotate di vita propria che si muovano a destra e a manca, motivo per cui il boccino d’oro viene affidato ad una sorta di custode, detto il “boccinatore”, il quale ha il compito di proteggerlo dagli attacchi dei cercatori, che a loro volta fanno il loro ingresso in campo a 17 minuti di distanza dal “Brooms up” (in italiano, “sulle scope!) d’inizio.

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Scritto da Andrea Crenna
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