La storia del rugby femminile: quando si è diffuso?

Da Villorba al Sei Nazioni, l'espansione del movimento femminile

Spesso e volentieri il rugby è stato dipinto come lo sport in cui omoni grandi e grossi si azzuffano cercando di fare meta. Di fatto però il rugby è sempre stato molto più di questo: generosità, altruismo, regole morali ed inclusione sono sempre stati i cavalli di battaglia di questo sport, che di conseguenza si è aperto precocemente anche alle donne.

Ad oggi il movimento del rugby femminile in Italia è in forte espansione quantitativa e qualitativa, a testimonianza lo storico secondo posto conquistato delle Azzurre durante il 6 Nazioni del 2019.

La storia del rugby femminile

Nel Regno Unito la passione per il rugby ha fatto sì che anche le donne si avvicinassero ben presto a questo sport. Praticato principalmente per beneficenza a porte chiuse, il rugby femminile fa la sua comparsa già prima della Seconda Guerra Mondiale. Negli anni ’60 la rivoluzione dei costumi ne rende sempre più frequente la pratica, vengono create in questi anni le prime squadre scolastiche ed universitarie, negli anni successivi nasceranno invece le prime federazioni sportive nazionali.

In Italia le prime pioniere di rugby femminile si affrontarono nel 1980 a Villorba: Rappresentativa Trevigiana contro Cus Milano, finita 8 a 4 per le venete. La prima partita ufficiale della Nazionale fu invece nel 1985 a Riccione contro la Francia, partita terminata 0-0; nel 1988 le Azzurre parteciparono al primo campionato europeo femminile organizzato a Bourg-en-Bresse, le altre due partecipanti furono Gran Bretagna e Paesi Bassi. Pur significativa come edizione, essa non è però riconosciuta dalla FIRA e dal Rugby Europe (organismo di governo del rugby a 15 in Europa).

Dal 1991 il rugby femminile divento di competenza della Federazione Italiana Rugby (FIR). Il primo impegno ufficiale fu la Coppa del Mondo dello stesso anno, nel quale le Azzurre chiusero il proprio girone all’ultimo posto, ma trovarono anche la loro prima vittoria contro la Svezia per 18-0 hei playoff tra quinto e ottavo posto. Ci volle del tempo affinché il movimento mettesse radici ben solide, nei primi 15 anni di esistenza la Nazionale disputa solo 33 partite ufficiali, conseguendo piazzamenti quasi sempre nelle retrovie. Eccezioni furono il campionato europeo disputato a Treviso nel ’95, terzo posto, e il sesto posto durante la Coppa del Mondo del ’97. Nel 2002 arriva la prima vittoria nella Coppa delle Nazioni, vinta poi nel 2005 ad Amburgo in Germania. Nella successiva edizione l’Italia con commissario tecnico Andrea Coccoccetta riuscì a conservare il proprio titolo.

Il Sei Nazioni

Nel 2006 fu deciso di allineare la composizione delle categorie del torneo a quella maschile: Inghilterra, Galles, Irlanda, Scozia, Italia e Francia, l’unica differenza tra il Sei Nazioni Maschile e Femminile ai tempi era la presenza della Spagna al posto dell’Italia, che la rimpiazzò dal 2007 in avanti.
Il miglior torneo dell’Italia femminile al Sei Nazioni è quello del 2015: dopo due sconfitte iniziali arrivarono tre vittorie di fila contro Scozia, Francia e Galles. Con il terzo posto alle pasta di Irlanda e Francia, nel 2016 grazie alle vittorie di nuovo su Scozia e Galles le Azzurre riuscirono a guadagnarsi la qualificazione alla Coppa del Mondo dopo 15 anni. Durante il mondiale del 2017 in Irlanda l’Italia raggiunse il nono posto, miglior piazzamento ad un mondiale. Questo risultato è stato superato nel 2021 con l’approdo alla fase dei Quarti di finale.

Scritto da Gabriele Vecchia
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