“Oggi non sono qui per dire addio, ma per esprimere la mia gratitudine. Sto per congedarmi nel mio ambiente, circondato dalle persone a me care, nel posto dove sono cresciuto sia personalmente che professionalmente.”
Con queste parole, Óscar de Marcos ha aperto il suo discorso di commiato come calciatore dell’Athletic, tenutosi ieri a Lezama.
Il club gli ha reso omaggio in un evento semplice ma carico di emozione, caratterizzato dalla tradizione rojiblanca. Il capitano della squadra bilbaina, secondo giocatore nella storia di questa storica istituzione per numero di presenze con la maglia, si è trovato in mezzo a familiari, amici, compagni, ex compagni e numerosi membri di Lezama, inclusi il team femminile e la formazione giovanile.
“Questi 16 anni sono stati dedicati totalmente, ricevendo in cambio tanto di più. Sono arrivato senza sapere quanto tempo sarei rimasto. Poteva essere un giorno, un mese, un anno… e invece sono rimasto, perché qui ho trovato il mio posto. Mi hanno accolto come uno di loro, come un figlio, e col tempo ho avvertito di far parte di questa famiglia”, ha continuato il capitano.
Emozione palpabile
Ci sono stati momenti in cui il capitano non è riuscito a trattenere l’emozione, lasciando un messaggio significativo per i giovani che, un giorno, entreranno nella disciplina dell’Athletic. “Lezama è stata molto più di un semplice centro di allenamento; significava iniziare ogni giorno con uno scopo e con entusiasmo. E San Mamés… San Mamés è stato il mio luogo sacro. Lì ho trovato accoglienza, pazienza e affetto. È stato là che i tifosi mi hanno fatto sentire come se fossi esattamente dove dovevo essere.”
De Marcos ha compartito con los asistentes que redactó sus palabras en las horas previas al enfrentamiento del domingo pasado contra el Valencia en Mestalla, partido que siguió íntegramente desde el banquillo. En el encuentro del domingo contra el Barcelona, en su despedida del fútbol en el campo, participará.
“Hoy digo adiós, sí, pero no me voy del todo. Porque al haber vivido con tanto cariño, he dejado raíces. Aunque mi cuerpo se aleje, una parte de mí siempre permanecerá aquí. Gracias por tanto. Gracias por convertir este sueño en algo eterno”, expresó.
El discurso del polivalente jugador del Athletic profundizó a partir de ese momento. “Me marcho siendo quien soy porque aquí aprendí a serlo. Pero antes de irme, quiero dejar una reflexión, o quizás una conclusión, que llegué a entender en Manchester. Siempre que parece haber decepción, hay algo dentro de mí que lo transforma en aprendizaje, quizás la respuesta a una pregunta que me he hecho repetidamente en este trayecto”. Esa pregunta fue formulada por él mismo, a lo que respondió de inmediato.
“¿Qué representa para ti el Athletic? Para mí, el Athletic no es solo un nombre ni un club de fútbol. Es la cima de un iceberg enorme, donde lo más significativo es lo que permanece oculto. Bajo esa palabra que resplandece, habita la lealtad de un pueblo, una fidelidad que no se negocia, y el compañerismo que te acompaña. Es el comprometerse siempre al servicio del colectivo, avanzar juntos, codo a codo, sin hacer ruido. Para muchos, es fútbol. Para mí, es familia”, destacó.
Un club excepcional.
La riflessione di De Marcos non si fermò a quel punto. “L’Athletic rappresenta un legame di amicizia da celebrare, è un insegnamento che va oltre le aule scolastiche, trasmesso attraverso l’esempio, il rispetto e l’atteggiamento di dare prima di ricevere, saper tacere quando necessario e combattere fino all’ultimo respiro per andare avanti. Pertanto, quando penso ai miei figli, il mio desiderio non è che apprendano a tifare per un club. Voglio che imparino a vivere secondo i valori dell’Athletic. Non con l’ossessione per il trionfo, ma abbandonandosi al percorso della propria storia. Non desidero semplicemente trasmettere loro un simbolo, ma un vero e proprio modo di approcciarsi alla vita.”
Il suo intervento, accolto da un caloroso applauso, si chiuse con un forte messaggio: “Devono sapere che appartenere all’Athletic non significa indossare solo una maglia o sventolare una bandiera. Vuol dire essere leali, giusti e onesti, anche quando nessuno ti osserva.” Chapeu!