Matías Almeyda è stato presentato oggi come il nuovo allenatore del Siviglia. L’argentino ha dimostrato entusiasmo, determinazione e una forte volontà, affrontando senza timore la difficile situazione economica del club. Il progetto, per il quale ha firmato un contratto di tre anni, è supportato da Antonio Cordón, che ha affiancato l’ex tecnico di River Plate, Chivas e AEK Atene durante la conferenza stampa.
Presenti anche il presidente José María del Nido Carrasco. “Il Siviglia rappresenta per me una nuova sfida personale. Farò del mio meglio affinché questo club ritorni a essere quello che è stato in passato”, ha affermato Almeyda, convinto dell’importanza di ricostruire una squadra vincente.
La sua esperienza al River, dove ha preso le redini in un periodo difficile, in Serie B, e l’ha riportato alla massima competizione argentina, è fondamentale. Almeyda ha evidenziato il notevole progresso del Siviglia rispetto ai suoi tempi da calciatore. “Ho potuto osservare personalmente l’enorme sviluppo di questo club da quando sono arrivato a Siviglia. È passato molto tempo dall’ultima volta che sono venuto, e ricordavo un Siviglia di ventinove anni fa, mentre oggi trovo un club di altissimo livello. È fondamentale riconoscere il valore del lavoro di tutti. Solo insieme si può vincere. Sono ottimista”, ha sottolineato. Riguardo alla sua gestione al River, ha chiarito che il Siviglia deve tornare a vivere momenti importanti nonostante l’attuale crisi. “Ci sono fasi particolari che le squadre attraversano. Quando un club si abitua a vincere, come ho visto al River Plate, può capitare che il rendimento cali per vari motivi. Ho notato che anche qui, negli ultimi due anni, ci sono stati abbassamenti di prestazioni. Da ora in poi, guarderò avanti. Le squadre abituate a vincere trovano sempre la strada per tornare alla vittoria.”
Ci sono ostacoli che devono essere superati rapidamente, e questa sinergia è fondamentale, la trasmetteremo ai giocatori, che sono i veri protagonisti sul campo. Tuttavia, non vengono fissati obiettivi specifici in questo momento. L’intenzione attuale è quella di formare una squadra coesa e affiatata. “Vogliamo riportare questo team a essere competitivo, farlo partecipare nuovamente ai livelli in cui si è esibito negli ultimi anni e convincere i nostri tifosi a identificarsi con ciò che vedranno. È naturale per tutti puntare a obiettivi positivi, questo è scontato. Il nostro sogno e la nostra aspirazione è vedere una squadra di buon livello, determinata e che rappresenti il club, che ha visto passare molti allenatori e grandi talenti. Puntiamo a essere competitivi fin dal primo minuto”.
Un grave problema per i tecnici riguarda la situazione del Sevilla, che ha cambiato ben sette allenatori negli ultimi due anni dalla destituzione di Julen Lopetegui (Sampaoli, Mendilibar, Diego Alonso, Quique Sánchez Flores, García Pimienta e Caparrós). “Spero che ciò non accada a me; non lo considero un rischio. Sono una persona che osserva il mondo attuale, che corre a un ritmo frenetico, mentre ci sono tragedie in corso, noi ci chiediamo cosa accadrà. Parlare di ‘triturazione’ è piuttosto duro; possono anche decidere di allontanarmi, ma definire il processo in questi termini è troppo violento. Se le cose andranno male, certamente verrò allontanato… ma se andranno bene, sarà un buon percorso. Sono certo di questo. È proprio per questo motivo che ho accettato questa sfida, per quest squadra per la quale nutro una forte passione. Ho chiara la mia provenienza, conosco il contesto, studio e osservo tutto. È la mia vita”.