Giro d’Italia: quali sono state le imprese diventate leggendarie

Per la cultura popolare e sportiva italiana, il ciclismo è sempre stato un vero e proprio punto di riferimento al fianco del calcio. Fin dai tempi di Ganna, Coppi e Bartali, la corsa in rosa in modo particolare ha saputo trasmettere delle emozioni più uniche che rare.

Per la cultura popolare e sportiva italiana, il ciclismo è sempre stato un vero e proprio punto di riferimento al fianco del calcio. Fin dai tempi di Ganna, Coppi e Bartali, la corsa in rosa in modo particolare ha saputo trasmettere delle emozioni più uniche che rare.

Anche gli appassionati che stanno cercando qual è il miglior sito di scommesse online, sono convinti che il fascino del Giro d’Italia sia unico sotto ogni punto di vista. In questa corsa si sono avvicendati alcuni tra i più grandi ciclisti che hanno fatto la storia di questo sport e molti sono italiani. Alcuni, però, sono riusciti a far impazzire le folle di tifosi che si formavano ai lati delle strade, in modo particolare su quelle di montagne, ovvero le tappe in cui si decide storicamente il vincitore della corsa in rosa.

La Cuneo-Pinerolo nell’edizione 1949

Tornando un po’ indietro nel tempo, è impossibile non ricordare il Giro d’Italia del 1949 e una delle tappe più belle di sempre. Stiamo facendo riferimento alla Cuneo-Pinerolo, dove due grandi del ciclismo italiano, ovvero Fausto Coppi e Gino Bartali, hanno dato letteralmente spettacolo.

I due rivali si sono cominciati a studiare già nel corso dei primi chilometri della tappa piemontese, ma fin da subito hanno dato l’impressione di voler correre una tappa all’attacco. Un ciclismo completamente diverso rispetto a quello attuale. Basti pensare che Coppi è scattato quando all’arrivo di Cuneo mancavano ben 192 chilometri, sulla prima asperità della giornata, ovvero la Maddalena.

Bartali si lanciò all’inseguimento, ma non ci fu nulla da fare. In quella giornata Coppi era semplicemente di un altro pianeta. E, dopo la Maddalena, ha scalato in solitaria cime come Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere. Un’impresa passata alla storia, probabilmente la fuga più bella nel mondo del ciclismo. Coppi in quella tappa rifilò la bellezza di quasi 12 minuti di distacco a Bartali, secondo, ma anche Alfredo Martini, terzo, arrivò al traguardo con un ritardo di quasi 20’.

L’edizione 1994 e la tappa Merano-Aprica

Bisogna tornare al 5 giugno del 1994 per riassaporare dei ricordi e delle emozioni speciali. In quel giorno, infatti, nacque la stella di Marco Pantani, uno dei più grandi scalatori di tutti i tempi. Già nella tappa del giorno prima, con arrivo a Merano, Pantani tagliò il traguardo davanti a tutti, ma fare il bis è senz’altro ancora più bello.

L’edizione 1994 del Giro d’Italia era dominata da un giovane russo, Evgeni Berzin, che riuscì a sorprendere miti del calibro di Chiappucci, Bugno e Indurain. In realtà, però, in quella tappa furono due giovani a lasciare tutti senza parole. Si tratta di Wladimir Belli, ma soprattutto di Marco Pantani, che passò tutta la giornata all’attacco.

Il primo scatto avvenne sul Mortirolo, terminando l’ascensa con quasi un minuto di vantaggio su Indurain e Berzin, per poi essere ripreso in discesa, prima di sferrare l’attacco decisivo a Santa Cristina. Chiappucci finì secondo in quella tappa, con un distacco di quasi 3 minuti, Belli a 3’27” e Indurain a tre minuti e mezzo, con la maglia rosa Berzin che si beccò più di 4 minuti di distacco. Pantani, grazie a quell’affermazione, raggiunse il secondo posto in classifica.

Quello che sarebbe diventato qualche anno più avanti per tutti “Il pirata”, cominciò a credere che poteva davvero prendersi il giro d’Italia. Il problema è che nella cronometro di Passo del Bocco, il russo Berzin rimise nuovamente le cose a posto, come già successo nella tappa di Follonica, mettendo una chiara ipoteca sulla classifica finale di quell’edizione del Giro. Qualche anno dopo, Pantani diventò la leggenda che tutti conosciamo, ma quella tappa fu una delle prime in cui si notò il suo infinito talento.

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