La storia del surfing: da Honolulu alle Olimpiadi

Ripercorriamo la storia del surfing: dagli aborigeni delle Hawaii e Tahiti, la crescita nel nuovo continente e la gloria Olimpica nel 2021.

Non sappiamo con precisione la data esatta che sancisce l’inizio della storia del surfing, abbiamo però una fonte storica che lo riconduce al diciassettesimo secolo. Infatti, nel 1777, il capitano James Cook scrisse sul suo diario di bordo di un indigeno tahitiano che si lasciava trasportare dal mare su una canoa di legno.

Appena l’anno dopo, Cook – approdato alle Hawaii – descrisse degli uomini che cavalcano le onde in piedi su una tavola di cinque metri. Il capitano non sapeva ancora che quella pratica sarebbe divenuta – a partire dal diciannovesimo secolo – sempre più popolare.

Una popolarità che è cresciuta molto negli ultimi anni fino a strappare un biglietto per i prossimi Giochi Olimpici di Tokyo 2021.

La storia del surfing

La storia del surf ha un inizio abbastanza travagliato. In primo luogo, l’avvento della colonizzazione registrò la prima battuta d’arresto dell’ascesa del surf. In seguito, intorno al 1820, il crollo del sistema sociale Kapu comportò l’interruzione del Makahiki, la festa annuale di tre mesi che corrispondeva all’arrivo delle grandi onde. Festa in cui gli abitanti hawaiani interrompevano ogni attività lavorativa per dedicarsi alla musica, alla danza, ai canti e al surfing. Un declino lento e costante, causato dall’avvento della nuova religione e dall’arrivo dei coloni, i quali portarono anche nuove malattie che decimarono gli aborigeni.

Solo verso la fine del diciannovesimo secolo si registrarono i primi segnali di ripresa. In quel periodo, il Re Kalakaua cercò di battersi e di istituire nuovamente tutte quelle passioni ed usanze che avevano contraddistinto il popolo hawaiano nei secoli precedenti. Il “battesimo” del surf risale al 1885, anno in cui alcuni hawaiani che frequentavano la scuola militare in California, fecero conoscere il surfing anche sulle coste degli Stati Uniti d’America.

Il ventesimo secolo

Nel 1900, finalmente, lo sport conquistò le grazie del grande pubblico. In quegli anni, il nuotatore Duke Kahanamoku sfruttò la sua popolarità per portare il nuovo sport sotto gli occhi di tutti. Infatti, Kahanamoku è oggi riconosciuto come capostipite della disciplina.

Nel periodo che va dalla fine degli anni venti fino al primo dopoguerra, Rabbit Kekai diede una svolta alla storia del surfing, dando vita ad una nuova tecnica chiamata “hot dogging“. A differenza della tecnica tradizionale, in cui il surfista gareggiava su una tavola di Koa lunga più di cinque metri, il nuovo stile vede il partecipante utilizzare una tavola lunga poco meno di due metri. Questo consente al surfista di cavalcare la parete dell’onda effettuando manovre più strette ed elaborate.

Subito dopo la guerra, il surf spopolò negli Stati Uniti e si consacrò definitivamente nel 1957. In quell’anno, si svolse a Makaha la prima gara del continente, vinta proprio da Rabbit Kekai.

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Il surfing moderno

In seguito all’introduzione della tavola più piccola dopo l’avvento della tecnica “hot dogging” di Kekai, la disciplina fu contrassegnata dall’ideazione di altre varianti. A cavallo tra gli anni sessanta e settanta, la tecnica originale fu gradualmente abbandonata in favore di uno stile chiamato longboard. Questa tecnica vede il surfista cavalcare le onde a bordo di una tavola piuttosto lunga. L’invenzione dello shortboard è oggi la forma di surfing più diffusa e si pratica a bordo di una tavola lunga circa un metro e ottanta, munita di un’estremità appuntita che permette al surfista di compiere cambi di direzione più rapidi. Infine, dagli anni ottanta ad oggi, la marcata ricerca di una maggiore velocità e di manovre aeree hanno caratterizzato l’evoluzione della storia del surfing.

Il surfista con più titoli e competizioni in bacheca è Kelly Slater che, nel 2011, ha vinto per l’undicesima volta il campionato mondiale tra professionisti.

surf storia

Storia del surfing tra surf e cinema

Nel corso degli anni sessanta, il mondo del surf si espanse a macchia d’olio anche nel progresso cinematografico e musicale del tempo. Si possono ricondurre a quel periodo, infatti, numerose pellicole che trattano temi relativi al surfing. Tra i più famosi, senza dubbio si annoverano Endless Summer e Blue Hawaii, con la partecipazione di Elvis Presley. Anche il mondo della musica fu invasa dall’evoluzione del surf, dando vita a gruppi come i Beach Boys e i Surfaris.

Le regole delle competizioni

Una gara di surf è suddivisa in round, gli atleti si sfidano per un arco di tempo che varia dai 15 ai 20 minuti. Al termine della competizione, vengono prese in considerazione per la valutazione le due migliori onde surfate da ciascun concorrenti. Il risultato viene assegnato su una scala da 0.0 a 10.0 e ci sono diversi fattori che influiscono sul punteggio finale di ogni atleta, ad esempio l’altezza dell’onda o la quantità (e qualità) di tricks effettuati.

La competizione più significativa è il World Surf Championship Tour, ovvero il campionato mondiale professionistico di surf. Nel 2021, inoltre, la disciplina esordirà ai Giochi olimpici di Tokyo.

I tipi di surf

L’aumento della popolarità ha permesso l’invenzione di molte altre varianti che stanno segnando la storia del surfing. Tra le più conosciute possiamo citare il windsurf, variante che prevede l’utilizzo di una vela molto leggera che – applicata alla tavola – permette di cavalcare onde molto grandi in condizioni spesso proibitive. Un’altra variante conosciuta è il kitesurf, nella quale l’atleta si fa trainare da un aquilone che usa il vento come propulsore.

Oltre a queste due tecniche, ci sono altre varianti del surf che sono decisamente meno conosciute, tra queste il bodyboarding, lo skimboarding, il surf fluviale e lo stand up paddle.

windsurf

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